Bari a mano armata ma non è un film - La Gazzetta del Mezzogiorno

2023-03-08 14:37:33 By : Ms. mika cui

Bari a mano armata, il mercato nero delle armi tra malavita organizzata, criminalità comune e una rete composta da trafficanti, piccoli venditori al dettaglio, prestatori d'opera e custodi. I grossi arsenali sono in mano alla famiglie di camorra ma le pistole finiscono nelle cintole dei pantaloni anche dei carusi, dei ragazzini, che se le procurano per darsi un tono. Il rapporto tra domanda e offerta si nutre dei traffici internazionali ma anche di quello che i topi d'appartamento, ad esempio, che rastrelIano nei loro raid notturni fucili da caccia, cartucce, pallottole per armi da guerra, polvere da sparo. Un mercato illegale che ha i suoi banconi di vendita e i suoi piccoli depositi anche nei retrobottega di negozietti anonimi, dalla facciata immacolata. Come il bar che si trova tra Picone e San Pasquale dove gli agenti della Squadra Volante della Questura, guidati dal vice questore Maurizio Galeazzi, hanno trovato 16 cartucce e due bossoli di vario calibro. Il titolare dell'attività, incensurato insospettabile, passato e presente da cittadino modello, è stato denunciato per detenzione illegale. Come si sia procurato quelle munizioni e perché le tenesse nel suo negozio non lo ha saputo spiegare. E dire che gli agenti sono entrati nel locale per un fare un sopralluogo dopo aver ricevuto una denuncia per furto. Qualcuno nel cuore della notte era entrato mandando in frantumi una delle vetrine del negozietto ed era andato via portando con se l'incasso lasciato nel registratore di cassa, 2000 euro. Quando la Polizia ha controllato i danni e cercato le tracce lasciate dal ladro ha trovato le cartucce.

Che armi e munizioni girino in una città passando anche tra le mani di soggetti al disopra di ogni sospetto come Bari non è cosa che stupisce. Sono infatti undici i clan, con i relativi sottogruppi e bande alleate a spartirsi gli affari illeciti in un panorama criminale che la Direzione investigativa antimafia ha definito "estremamente frammentato, dinamico e variegato" in cui i sodalizi "seppur privi di una visione strategica unitaria e di un organo verticistico condiviso, risultano capaci di evolversi e di insinuarsi nei centri nevralgici del tessuto economico e criminale“. I “ferri” hanno sempre circolato ora però possono essere acquistati da chiunque e in completa autonomia, perché procurarsi un'arma sul mercato illegale è più semplice di quello che si possa pensare. Chi vuole una pistola o un fucile deve solo rivolgersi alla persona ‘giusta', far girare la voce. Chiaramente le scorciatoie hanno il loro prezzo da pagare più alto

Pagamento cash e pronta consegna: nel grande «suk» in cui girano le armi clandestine, quelle che finiscono negli arsenali delle famiglie di camorra e nelle piccole polveriere gestite dalla criminalità comune, il giro d'affari è vorticoso, inarrestabile. Bari è la città delle «cupe», di piccoli e grandi arsenali disseminati nei quartieri ad alta tensione criminale. Pistole semiautomatiche, rivoltelle Smith & Wesson, revolver a tamburo, carabine da caccia, mitragliette Skorpion, Kalashnikov, persino qualche fucile con avancarica, doppiette per la caccia, vecchi archibugi, proiettili e bombe a mano. Procurarsi una pistola, un fucile, delle cartucce e persino qualche vecchio ordigno, come già detto è facile e neppure troppo costoso. Le armi da guerra clandestine arrivano quasi esclusivamente dai Balcani attraverso il contrabbando . Poi c’è la pletora di pistole e fucili da caccia frutto dei bottini dei topi d’appartamento. Al mercato nero paghi poco più di 1.000-1.500 euro per un bel mitra e 500-600 euro per una semiautomatica «pulita». Se ha già sparato, il prezzo scende. Non esiste un «mercatino delle pulci» inteso come luogo fisico dove chi compra incontra chi vende per mostrare la merce e intavolare una trattativa.

Difficilmente la gestione degli arsenali sfugge al controllo diretto della malavita organizzata che compra dal mercato dell’Est sfruttando gli stessi canali della droga.

Tanti sono i «ferri» riposti nelle «cupe» (nascondigli) ricavate in luoghi di facile accesso, perché siano «a portata di mano», per le cosiddette necessità urgenti. Tane, ripostigli «usa e getta», numerosi e collocati in punti strategici e sicuri: dalle colonnine dell’Enel ai tombini. Una specie di self ser vice: vieni, prendi, utilizzi e rimetti a posto. Si potrebbe forse disegnare una toponomastica criminale della città di Bari, definendola in base alla collocazione di queste «cupe» che celano gli «arnesi del mestiere» dei picciotti della camorra barese ma anche dei piccoli criminali dediti a furti e rapine.

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