Gotham Knights, Batman è morto ma il crimine non vincerà | L'Osservatore d'Italia

2023-03-08 14:33:36 By : Ms. Rebecca Du

Gotham Knights, nuovo titolo dedicato agli amanti del “bat-universo” su Pc, PlayStatione Xbox, è ambientato in una realtà alternativa in cui Batman è morto. La città è nel caos e ha bisogno di nuovi eroi che possano proteggerla dal crimine. I compagni ed alleati del Cavaliere Oscuro ereditano quindi la volontà di Bruce Wayne come protettori della città e si ergono contro le nuove minacce che vogliono approfittare dell’assenza dell’Uomo Pipistrello per i loro piani. Questa premessa porta il gioco a distaccarsi dall’”Arkhamverso” di Rocksteady non solo dal punto di vista della storia ma anche del gameplay. La differenza più evidente è il numero di personaggi giocabili, ovvero Robin (Tim Drake, il terzo a divnetare la spalla di Batman), Nightwing (Dick Grayson, il Robin originale), Batgirl (Barbara Gordon, figlia del Commissario ed ex Oracle) e Cappuccio Rosso (Jason Todd, il secondo Robin ucciso da Joker e tornato in vita grazie al Pozzo di Lazzaro). In Gotham Knights il tipo di gioco viene stravolto proprio grazie ai quattro protagonisti, infatti se Batman era una vera e propria macchina da guerra che eccelleva in ogni stile, i suoi “discepoli” invece si sono specializzati in diversi ambiti: Batgirl ad esempio è molto forte nel combattimento 1 vs 1 e nell’hacking dei sistemi di sicurezza, Robin riesce a tenere a bada gruppi di nemici con il suo bastone e può contare sulla silenziosità nello stealth, Nightwing sfrutta le sue origini circensi per avere una grande agilità mentre Cappuccio Rosso al contrario sacrifica la velocità in cambio di grande potenza fisica. Alla base di tutto c’è poi una versione leggermente rivisitata del Freeflow Combat, ovvero il marchio di fabbrica della serie Arkham. Come da tradizione ci si destreggia tra attacchi leggeri e pesanti, schivate, contrattacchi e l’uso di svariati gadget, oltre ad abilità speciali diverse per ogni personaggio utilizzabili una volta riempito l’apposito indicatore. Ad esempio Bargirl può scatenare una raffica di calci e pugni in grado di penetrare anche le difese dei nemici più coriacei, mentre Cappuccio Rosso può svuotare i caricatori delle sue due pistole con delle raffiche continue, Robin può deviare i proiettili facendo roteare il suo bastone e Nightwing piombare su un nemico dall’alto con un salto da acrobata. Ogni eroe può equipaggiare fino a quattro abilità uniche, e man mano che si progredisce nella storia si ottengono punti da investire in un classico skill tree per sbloccare potenziamenti attivi e passivi che enfatizzano ancora di più le differenze negli stili di lotta. Il gioco lascia comunque una grande libertà di scelta, e nulla vieta ad esempio di utilizzare Cappuccio Rosso in missioni dove è preferibile un approccio più silenzioso nonostante le sue abilità siano decisamente votate al combattimento diretto.

L’area di gioco offerta da Gotham Knighrs è davvero vasta e ricca di cose da fare. Come negli ultimi due titoli della trilogia di Arkham è a disposizione l’intera città di Gotham da esplorare in lungo e in largo con la possibilità sia di spostarsi tra i tetti tramite il fido rampino, oppure pattugliare le strade a bordo della Batcycle, una moto corazzata richiamabile in qualsiasi momento. La città brulica di civili ma anche di criminali, e non è raro imbattersi in bande e fazioni che portano il caos, e sta al giocatore intervenire per sventare i loro piani. Si tratta di eventi creati in maniera procedurale, per cui l’esperienza varia per ogni personaggio, ma una volta completati e interrogando gli informatori si possono raccogliere preziosi indizi per venire a conoscenza di Crimini Premeditati, ovvero attività secondarie più complesse del solito che possono portare a termine in dviersi modi, dallo stealth alla forza bruta, e magari sbloccare missioni segrete relative a qualche Supercriminale. Gotham Knights vede come antagonisti principali la Corte dei Gufi, ma sono presenti diversi villain che hanno i loro piani personali: la morte di Batman non passa di certo inosservata, e vecchie nemesi come Mr. Freeze, il Pinguino, Harley Quinn e altri non restano certo con le mani in mano. Alcune di queste storie sono completamente opzionali e slegate dalla trama principale, ma approfondiscono enormemente il background della città e offrono punti di vista diversi su come tutti abbiano reagito alla scomparsa del Cavaliere Oscuro. Anche gli stessi protagonisti hanno reazioni diverse, e soprattutto nelle prime fasi non sono rare le tensioni nel gruppo, ma grazie anche al supporto dell’intramontabile maggiordomo Alfred Pennyworth la volontà di Bruce Wayne sembra essere in buone mani. Essere all’improvviso i nuovi paladini di Gotham tuttavia non è un percorso semplice, ma da qualche parte bisogna pur partire. Proprio per questo motivo il Campanile della città diventa la base operativa dei protagonisti per stabilire un rifugio che funge anche da hub centrale dove allenarsi, scambiare due parole con i compagni, analizzare il tabellone con i vari indizi sulla storia principale e le missioni secondarie, svagarsi con un cabinato con alcuni videogame retrò e gestire l’equipaggiamento dei nostri eroi. La componente RPG di Gotham Knights infatti non li limita allo skill-tree e al salire di livello, ma comprende anche il crafting di armi, armature e armi da lancio che è possibile creare all’apposito tavolo di lavoro utilizzando i materiali trovati nel corso delle missioni e casse sparse per i livelli. Oltre alle statistiche l’equipaggiamento influenza anche l’estetica, tuttavia è possibile scegliere quali pezzi o set mostrare mantenendo comunque le statistiche degli oggetti migliori, una feature davvero molto apprezzata dagli amanti dell’aspetto estetico dei personaggi.

Dal punto di vista grafico Gotham Knights è davvero una gioia per gli occhi, ma purtroppo il titolo ha un grosso neo: ovvero un frame-rate limitato a 30 fps. A differenza della maggior parte dei giochi di nuova generazione, e soprattutto quelli d’azione come questo, non è presente nessuna opzione che permetta di scegliere tra risoluzione e fluidità, una scelta che ha generato non poche polemiche fra gli appassionati. Questo è un gioco che avrebbe giovato enormemente di una maggiore fluidità, considerato quanto è fondamentale il tempismo nel combat system. Gli sviluppatori spiegano però che il motivo di questa limitazione è la presenza della co-op, ma viene da chiedersi se fosse davvero così impossibile magari limitare il frame-rate solo in presenza di altri giocatori e quantomeno inserire più opzioni per chi invece è interessato unicamente al single player. Parlando di audio, gli effetti sonori sono assolutamente ben fatti e per quanto riguarda il doppiaggio, esso è ottimo sia in inglese che in italiano anche se ogni tanto si notano alcuni errori grossolani nei sottotitoli, ma fortunatamente si tratta di casi piuttosto isolati. Per quello che concerne il multiplayer, l’intera campagna di Gotham Knights può essere affrontata in cooperativa per due giocatori, mentre il 29 novembre arriveranno gli Assalti Eroici, una modalità cooperativa stand-alone gratuita che permetterà la cooperativa a 4 giocatori utilizzando tutti gli eroi disponibili. Al momento non ci sono molti dettagli, se non che sarà una esperienza totalmente slegata dalla trama e che avrà una struttura simile ad una “torre di sopravvivenza”, ma per un giudizio completo sarà necessario ancora aspettare qualche settimana. In conclusione possiamo dire senz’ombra di dubbi che Gotham Knights è un videogame che ha grandi potenzialità, che però in alcuni frangenti restano in parte inespresse. Per quanto non faccia ufficialmente parte dell’universo di Arkham, il paragone con la serie di Rocksteady è inevitabile considerata la quantità enorme di similitudini. Resta purtroppo inoltre l’amaro in bocca per il frame-rate limitato a soli 30 fps, non quello che ci si aspetta da un titolo di nuova generazione improntato su azione e combattimenti. Questo non significa tuttavia che il gioco non sia valido, anzi, riesce comunque a divertire parecchio e resta un acquisto consigliatissimo ai fan della Bat-famiglia, grazie soprattutto ad una buona storia che riesce a tenere incollati allo schermo. La speranza è quella di vedere un sequel che possa rendere giustizia alla solida base gettata con questo primo capitolo. Insomma, se volete menare le mani nell’universo del Cavaliere Oscuro, questo Gotham Knights senza dubbio vi garantirà diverse ore di sano divertimento.

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Modern Warfare 2 (qui la nostra recensione) si amplia ancora di più con l’inizio della seconda stagione. Daniel “Ronin” Shinoda suona sicuramente familiare agli appassionati della serie e più precisamente del titolo del 2019, dal momento che il soldato americano di origini giapponese aveva già fatto la sua comparsa nel reboot del titolo uscito poco prima della pandemia. L’esperto di armi non convenzionali ha timbrato il cartellino anche nell’attuale capitolo della serie, divenendo una delle ricompense immediate per tutti quelli che investiranno i canonici 1.100 punti Cod (10,99 euro) richiesti per acquistare il Battle Pass della seconda stagione del titolo di Activision. Ronin va quindi ad aggiungersi al corposo roster di personaggi giocabili per Modern Warfare II e Warzone 2.0, andando a contrapporsi all’operatore nipponico Hiro “Oni” Wantanabe, quest’ultimo disponibile in esclusiva per i giocatori PlayStation. Come al solito, il rinnovato pass stagionale si compone di oltre cento ricompense di vario genere, alcune delle quali ottenibili in maniera gratuita, questa volta caratterizzate da un tema orientale che ha ovviamente influenzato lo stile di skin, emblemi, calling card e quant‘altro. Vale comunque la pena ricordare che completando i venti settori si potranno ricevere oltre 1.000 Punti Cod, così da rientrare dell’investimento iniziale e guadagnare anche qualche credito extra per acquistare bundle cosmetici o da mettere da parte in vista del Battle Pass della Stagione 3.

Parlando del multiplayer competitivo, uno degli aspetti più importanti del nuovo capitolo della saga è sicuramente la validità di buona parte delle mappe disponibili. La situazione, purtroppo, non è cambiata con il primo aggiornamento stagionale che ha visto il ritorno di arene di piccole dimensioni (Shipment e Shoot House) già riproposte eoni di volte, mentre di novità vere e proprie nemmeno l’ombra. Con la Stagione 2 la situazione non subirà alcun mutamento perché Infinity Ward ha ben pensato di riesumare “Dome” dal vecchio Call of Duty: Modern Warfare 3 e di rendere finalmente disponibile Museo Valderas dopo la sua comparsa nella beta. A questa vanno anche aggiunte Al Malik International e Osservatorio Zaya per le modalità Invasione e Guerra Terrestre. In Dome le due squadre contrapposte si danno battaglia tra quel che resta di un osservatorio per metà distrutto, non particolarmente esteso ma piuttosto intrigato considerata la struttura della mappa in questione. Tre sono infatti le aree principali in cui si concentrano gli scontri a fuoco, a partire dall’edificio dell’osservatorio che presenta una passerella su cui arrampicarsi per far valere la potenza di fucili di precisione e da tiratore scelto, a differenza dell’ufficio situato dalla parte opposta all’interno della quale mitragliette e shotgun risultano quasi sempre efficaci negli scontri a fuoco; infine, dal versante laterale è possibile accedere a un sottopassaggio che collega idealmente i due punti di interesse sopracitati. La “nuova” arena è stata chiaramente tirata a lucido e ammodernata per gli standard di gameplay e tecnici di Modern Warfare 2, proponendo combattimenti intensi e senza un attimo di respiro. Museo Valderas ha invece fatto il suo (tardivo) debutto nelle modalità PvP dopo essere stata una delle mappe presenti nella beta, per poi essere rimossa a causa di un non meglio specificato motivo. Il ritorno dello scenario dal grande valore artistico non è stato accompagnato da grossi cambiamenti strutturali; parliamo infatti di un’arena di dimensioni abbastanza generose che si snoda attraverso i locali di un museo collegati tra essi da alcuni corridoi rialzati, mentre il perimetro laterale permette di compiere aggiramenti o di sfruttare le ampie linee di tiro con fucili di precisione e da tiratore scelto. La Stagione 2 sarà ricordata anche per il ritorno di alcune delle modalità più divertenti proposte della serie, come testimoniato dall’arrivo di variazioni sul tema come Infezione, Gioco delle armi e Accumulo, mentre prossimamente verrà reso disponibile l’altro terzetto formato da Zona di lancio, Tutto o niente e Un colpo in canna. Tutte quelle persone che alle gioie delle modalità incentrate sul divertimento sfrenato preferiscono la competizione ad alti livelli, troveranno pane per i loro denti nelle partite classificate. Un’aggiunta sicuramente gradita per pro player e aspiranti tali che, attraverso match da affrontare con le restrittive regole ufficiali della CDL (Call of Duty League), possono scalare le posizioni in sette diverse divisioni in base alle loro prestazioni e ai risultati ottenuti. Restando sempre in tema di partite multiplayer competitive pensate per lo zoccolo più esigente dalle community, la modalità Tier 1 cambierà nome in Veterano ma manterrà gli stessi elementi di gioco come l’HUD limitato e salute ridotta. Anche stavolta non poteva mancare il consueto rinnovamento dell’armamentario, con quattro nuove armi disponibili per lo sblocco e una quinta che troverà spazio nel corso della stagione. Letale e silenziosa, la balestra non è di certo una novità per la saga sparatutto e potrà essere vostra completando tutte le sfide dell’evento a tempo limitato “Via del Ronin”, oppure acquistando uno dei bundle a pagamento che la conterranno. Il fucile d’assalto ISO Hemlock e lo shotgun KV Broadside possono essere invece sbloccati gratuitamente all’interno del Battle Pass, stesso discorso per le doppie lame da mischia Kodachis, mentre gli affilati shuriken e il fucile da tiratore Tempus Torrent faranno la loro apparizione nell’aggiornamento di metà stagione.

Per quello che concerne il battle royale “Warzone”, esso subisce invece a nostro avviso una fra le più corpose aggiunte. A oggi lo scenario mediorientale di Al Mazrah non è riuscito a far voltare pagina agli affezionati di Verdansk, giustamente ancora legati alla mappa che ha contribuito al successo di Call of Duty: Warzone. Difficilmente la situazione cambierà a breve, ma perlomeno la riproposizione della modalità Ritorno e la pubblicazione di una nuova mappa hanno reso meno amara la nostalgia per l’ambientazione di stampo sovietico. I lidi orientali di Ashika Island sono stati scelti per ospitare una delle esperienze battle royale più frenetiche che ci sia, dove un massimo di 52 giocatori si contendono la vittoria finale su un terreno di gioco di ristrette dimensioni e usufruendo della possibilità di rientrare più volte in gioco, a patto che almeno un membro della propria squadra sia ancora in vita. Il caos benevolo della modalità Ritorno non lo scopriamo di certo oggi, la conformazione della nuova mappa invece è del tutto inedita per la community pur vantando qualche elemento in comune con Rebirth Island. Ebbene, nella sua risicata ampiezza Ashika Island offre più di una decina di punti di interesse che convergono verso il maestoso Tsuki Castle, una massiccia fortezza in pieno stile giapponese che riporta alla mente i duelli tra samurai in un luogo che permette di tenere d’occhio gran parte dell’area operativa. La mappa è poi caratterizzata da tanti corsi d’acqua, da solcare con la nuova moto d’acqua, che attraversano diverse zone e danno la possibilità di fare tappa verso una base sottomarina ricca di loot di alto livello. Certo, il ritmo forsennato che contraddistingue i match non danno modo di godersi al meglio il centro cittadino o il mercato rionale, ma la notevole quantità di luoghi in cui battagliare rende Ashika Island una location ricca di fascino e anche ben strutturata. La verticalità non esasperata della fittizia isola giapponese favorisce inoltre un gameplay tutt’altro che statico, reso ancora più frizzante dalla modalità Ritorno che non ammette nessun calo di concentrazione con il suo viavai di giocatori che instancabilmente rientrano in gioco dopo essere stati eliminati. Anche dal punto di vista estetico c’è da apprezzare il lavoro svolto dagli sviluppatori che hanno portato sugli schermi di Pc Xbox e PlyStation un’area di gioco davvero ben fatta. Per celebrare al meglio l’arrivo di Ashika Island, gli sviluppatori di Infinity Ward hanno dato inizio a un nuovo evento a tempo limitato “Via del Ronin” che metterà sul piatto ricompense di varie tipologie. Le sfide da completare per ricevere skin ed emblemi a tema possono essere portate a termine giocando a Warzone 2.0, oppure prendendo parte ai match multiplayer di Modern Warfare 2. Anche la modalità DMZ non è stata esente da piccoli e grandi cambiamenti apportati in base alla richieste dalla community, a partire dalla scelta di rendere meno letali i nemici controllati dall’intelligenza artificiale che spesso riusciva a creare e non pochi grattacapi ai giocatori, cosicché gli avversari gestiti dal computer sono ora più facili da sopraffare e presenti in quantità minore rispetto a quanto accaduto finora. Gli addetti ai lavori hanno inoltre lavorato duramente per ridurre il numero di crash e sistemare i tanti bug di una modalità lanciata in versione beta, senza dimenticare le altre correzioni incentrare su alcuni problemi di fondo come la gestione dei punti di infiltrazione che dovrebbe evitare che le squadre entrino in gioco in aree troppo isolate. In quanto a novità invece, in DMZ ha debuttato una quarta fazione (Crown) e con essa tutta una serie di missioni corredate di ricompense, con incarichi e nuovi oggetti da sbloccare messi unicamente a disposizione dei possessori di Call of Duty: Modern Warfare II. Ancora più interessante è la nuova zona di esclusione inserita nel gioco, ovvero Ashika Island, accessibile dopo aver portato a termine una lista di obiettivi così da condurre le squadre all’interno della mappa “presa in prestito” da Warzone 2.0. Una volta completata l’infiltrazione, oltre a sfidare la folta nebbia che potrà calare sull’isola, i giocatori possono dare la caccia al Dinamitardo per recuperare una serie di ricompense esclusive. Tirando le somme, con la seconda stagione gli appassionati del brand possono finalmente accedere a tutta una serie di novità e contenuti che siamo certi renderanno le loro sessioni di gioco sempre più varie e interessanti.

Twitter dice basta ai post e ai linguaggi violenti. La piattaforma social rimette così in piedi, almeno in parte, alcune delle regole precedenti l’acquisizione da parte di Elon Musk, stringendo le maglie su quello che gli utenti possono pubblicare sulla piattaforma. Un tentativo di riabilitarsi dopo la riammissione di profili, come quello di Trump, che erano stati censurati online per comportamenti non idonei alle policy del gruppo. Tra gli aggiornamenti, Twitter ha introdotto nuovi divieti sui post che includono non solo minacce fisiche a persone ma anche a edifici e strutture, sia private che pubbliche. Il profilo ufficiale TwitterSafe scrive: “abbiamo apportato alcuni cambiamenti alla nostra policy sui contenuti e linguaggi violenti. Oggi vogliamo lanciare ufficialmente la nostra ‘Violent Speech Policy’, che proibisce le minacce e gli inviti alla violenza, la glorificazione di quest’ultima e l’incitazione alla forza bruta”. Nella sezione di domande e risposte del social network è apparso un nuovo box informativo che recita “non potrai minacciare di infliggere danni fisici ad altri, il che include (ma non si limita a) minacce di morte, tortura, molestie sessuali o altre forme di violenza su terzi. Ciò include anche la minaccia di danneggiare la casa o il rifugio di un civile o delle infrastrutture che sono vitali per le attività civili, economiche e quotidiane”. La mossa è un’inversione di tendenza rispetto a quello che l’attuale proprietario di Twitter, Elon Musk, aveva affermato in passato, ossia la volontà di rendere il social network un luogo per la libertà di espressione. Visti i licenziamenti, che hanno ridotto, dallo scorso ottobre, la forza lavoro di Twitter da 7.500 a meno di 2.000 dipendenti, non è chiaro come il team rimasto potrà far fronte alle nuove norme, seppur gran parte del sistema di monitoraggio del social sia informatizzato e basato su controlli automatici.

Tales of Symphonia Remastered è arrivato su PC nel 2016 e, a distanza di sei anni, questa stessa versione è stata riproposta anche per Xbox, PlayStation e Switch. Abbiamo avuto modo di provare il titolo grazie ad un codice fornito da Bandai Namco e, dopo averlo letteralmente spolpato, possiamo dirvi la nostra. Ma prima è bene fare un po’ di storia: la serie di “Tales Of” ha origini lontane, il primo titolo “Tales of Phantasia” fu infatti pubblicato su SNES in Giappone nel lontano 1995. Se consideriamo che l’ultimo capitolo canonico della saga “Tales of Arise” (qui la nostra recensione) è uscito nel 2021 è facile fare rapidamente il conto di quanti anni sono passati (e quante piattaforme di gioco) dalle origini della serie a oggi. Fatta questa breve introduzione sulla serie possiamo iniziare la recensione dicendo che la trama del titolo è tra le più profonde e meglio riuscite di tutta la saga e che Tales of Symphonia Remastered è localizzato in italiano quindi anche se non si conosce bene l’inglese si può assolutamente comprendere quello che succede sul video dall’inizio alla fine senza dover mettere mano ad alcun vocabolario o app di traduzione. Per quanto riguarda la trama, il titolo vede il protagonista Lloyd Irving alle prese con un problema piuttosto importante: il pianeta Sylvarant sta esaurendo il suo mana e il rischio di un collasso dello stesso è imminente. Dopo anni di abusi e sfruttamento ad opera di una organizzazione senza scrupoli l’intero mondo è in pericolo. Spetta ovviamente al giocatore, e al suo gruppo composto da amici e conoscenti, cercare di rimettere le cose a posto e salvare il pianeta. Densa di critiche e riferimenti allo sfruttamento del nostro pianeta, la trama di Tales of Symphonia riesce a tenere alta l’attenzione del giocatore fino ai titoli di coda. Anche se l’incipit può sembrare scontato e banale la narrazione regge molto bene per tutta la durata dell’avventura con i colpi di scena nei punti giusti e con una scrittura di alto livello qualitativo.

Mentre l’impianto narrativo di Tales of Symphonia continua a risultare affascinante e a tratti toccante anche a distanza di vent’anni dall’esordio sulla scena ludica, lo stesso non si può dire per il gameplay e il comparto tecnico, che come prevedibile non sono invecchiati altrettanto bene. Dopo i complessi sistemi di combattimenti che il franchise ha proposto a partire da Tales of Graces fino all’adrenalinico Tales of Arise, il Multi-Line Linear Motion Battle System di Tales of Symphonia, che due decenni orsono diede il via a una vera e propria rivoluzione, appare oggi terribilmente ripetitivo e limitato. Benché gli scontri in tempo reale si consumino su una mappa tridimensionale, il personaggio controllato dal giocatore non gode del movimento libero, ma assieme al nemico preso di mira definisce un piano perpendicolare che ne restringe il campo di azione. Le soluzioni belliche adottabili dall’utente risultano quindi parecchio limitate: in attesa di poter unire le forze con un alleato e scatenare il potere degli Unison Attack, le strategie di lotta utilizzabili dal giocatore si riducono al mero button mashing e alla semplice alternanza di attacchi base e speciali, che ad ogni utilizzo consumano i TP. Un combat system, quello di Tales of Symphonia, che mostrava il fianco già un decennio fa, quando il titolo arrivò su PlayStation 3, e che oggi più che mai accusa il peso degli anni ormai sulle spalle, dimostrandosi tutt’altro che stimolante e articolato. Nei mesi passati Bandai Namco aveva promesso che il gameplay del prodotto avrebbe ricevuto una serie di miglioramenti, ma con nostro grande rammarico abbiamo scoperto che il team di sviluppo è intervenuto quasi esclusivamente sul sistema di controllo di un veicolo recuperabile nella seconda parte della storia, abilitando inoltre la possibilità di saltare alcune cutscene. Ritocchi di certo apprezzabili, ma che non spostano la bilancia più di tanto, risultando superflui.

Dal punto di vista strettamente artistico non abbiamo molto da dire sul lavoro svolto in Tales of Symphonia Remastered. Il titolo è fedele ai canoni della serie e forse, l’unico appunto, riguarda un po’ lo stile super-deformed che tanto andava di moda una decina d’anni fa e che ora fa un po’ storcere il naso. Detto questo il titolo offre qualche scorcio interessante e lo stile fantasy adottato è lodevole. Dal punto di vista tecnico non abbiamo molto da dire se non che forse, in questo settore, poteva essere fatto qualche sforzo in più. Il frame rate durante le nostre prove su Xbox series X si è attestato sui 30fps e non si è mai schiodato da li ma il problema è che questo è un limite tecnico del titolo. Ci saremmo aspettati una rifinitura maggiore in questo ambito e l’inserimento di un frame rate a 60 fps sarebbe stato assolutamente più consono per un gioco uscito dieci anni fa e riproposto ai giorni nostri. Per quanto concerne l’audio, invece non possiamo altro che definire ottima come sempre la colonna sonora che si compone di una selezione di pezzi memorabili e perfettamente adatti all’atmosfera del titolo. Tirando le somme, se da un lato comprendiamo e apprezziamo la decisione di Bandai Namco di portare Tales of Symphonia sul maggior numero possibile di piattaforme, al fine di consentire alle nuove generazioni di (ri)scoprire uno dei capitoli più importanti del franchise, dall’altra siamo fermamente convinti che una rimasterizzazione tanto pigra non sia il metodo più efficace per riproporre un grande classico del passato e festeggiarne il ventesimo anniversario. Fatta eccezione per la versione Switch, che dal canto suo può far leva sulla portabilità, qualora si sia in possesso di una PlayStation 3 o comunque di un PC da gaming non esiste un solo motivo per cui dover preferire la nuova remastered al pacchetto intitolato Tales of Symphonia Chronicles, che oltre al gioco base comprendeva pure il suo sequel diretto. Insomma, questa seconda remastered è insomma indicata soltanto a chiunque non abbia le suddette piattaforme e a coloro che veramente sono fan accaniti del brand. Insomma, un titolo interessante, ma che non è assolutamente al passo coi tempi e che potrebbe far storcere il naso se si paragona al più recente nonché bellissimo Tales of Arise.

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