Come usare il bastone a caccia - C.A.F.F. Editrice

2023-03-08 14:30:56 By : Ms. Maggie Zhang

Un uso non proprio così frequente in Italia, malgrado il bastone sia un ottimo strumento di ausilio nella pratica venatoria. Avevamo accennato alla sua origine alpina, ma pure al fatto che il bastone possa essere assai utile anche in altri contesti ambientali. Tuttavia, la maggior parte del discorso l’avevamo dedicata a come si realizza, abbastanza agevolmente e con le priorie mani, un valido bastone da caccia. Ora che tutti i nostri lettori hanno il proprio bastone da caccia, o lo stanno preparando… possiamo occuparci del suo impiego nell’attività venatoria.

Su terreni difficili, la prima funzione del bastone è dare un supporto alla camminata, sia in termini di sicurezza sia di gestione delle energie. La funzione di supporto al tiro, della quale parleremo dopo, è qui secondaria (mentre in terreni “facili” diventa preponderante o addirittura esclusiva). Come raccontavamo sul numero precedente, il bastone (magari rinforzato da puntale metallico, come il celebre Alpenstock) in montagna ha rappresentato per secoli e secoli, fino all’avvento delle piccozze e dei bastoncini da trekking, l’attrezzo tecnico primario. È una specie di gamba in più, che offre un ulteriore punto di ancoraggio al terreno e la possibilità di distribuire su tre punti il nostro peso. Se ho il bastone posso muovere un piede mantenendomi comunque stabile su due appoggi franchi (il bastone, appunto, e l’altro piede) se ho solo le mie gambe, a ogni passo potrò contare unicamente su un appoggio, quello del piede che sta fermo. Questo aspetto è determinante quando si affrontano frangenti impervi, soprattutto con fondo a scarsa aderenza come per esempio pendii innevati o con terreno molto duro per il gelo o con erba scivolosa perché bagnata. In generale si può dire che il bastone offre significativi vantaggi ogni qualvolta si affrontano forti pendenze, ovviamente fuori dai sentieri, in terreno aperto. Se ci si muove su terreni ripidi, le maggiori difficoltà, in termini di equilibrio, si incontrano scendendo. In questo frangente, messo il fucile a tracolla (davanti), il bastone va impugnato a due mani e puntato diagonalmente nel terreno, più o meno all’altezza del sedere (questo aspetto varia con la pendenza), caricandolo di peso. In tal modo fornirà un appoggio solido. Questa modalità è molto efficace anche quando si taglia la pendenza procedendo in quota, in leggera discesa o salita (dove il fucile starà meglio a tracolla dietro). Ugualmente, se ci si trova a dover guadare torrenti, il bastone consente di muoversi da un appoggio asciutto all’altro (di norma sassi affioranti) con gradualità, senza dover saltare, minimizzando i rischi di scivolare e… infradiciarsi i piedi o addirittura finire a mollo.

Se ci si muove su terreni ripidi, le maggiori difficoltà, in termini di equilibrio, si incontrano scendendo. In questo frangente, messo il fucile a tracolla (davanti), il bastone va impugnato a due mani e puntato diagonalmente nel terreno, più o meno all’altezza del sedere (questo aspetto varia con la pendenza), caricandolo di peso. In tal modo fornirà un appoggio solido. Questa modalità è molto efficace anche quando si taglia la pendenza procedendo in quota, in leggera discesa o salita (dove il fucile starà meglio a tracolla dietro)

Ma anche camminando su fondi facili, per esempio su un sentiero, il bastone offre vantaggi. In salita fa partecipare allo sforzo muscolare, non più demandato alle sole gambe, anche il braccio e la spalla. Non avremo l’efficacia e l’alternanza del movimento ottenibile con due bastoni da trekking (o da nordic walking), ma è un aiuto. In discesa offre vantaggi ancor più evidenti, garantendo stabilità e parziale scarico del nostro peso, con minor affaticamento delle gambe. In definitiva, quando ci si muove su terreni impervi, il bastone ci dà sicurezza e comfort: è un ottimo compagno di viaggio. In situazioni estreme, cioè forte pendenza su fondi sdrucciolevoli, per esempio un pendio molto ripido con poca neve molle (ed escludendo ovviamente situazioni di progressione alpinistica, che richiedano l’uso di piccozza e ramponi) il bastone è addirittura indispensabile.

Un’utilità accessoria del bastone si esprime anche nell’osservazione. Ognuno di noi ha sperimentato che dal binocolo, anche se a ingrandimento basso (un classico è il 7x), si vede meglio quando l’ottica è tenuta ben salda e stabile, soprattutto se si osservano dei dettagli a una certa distanza. In questo senso, il bastone rappresenta un eccellente supporto, sempre a portata di mano. Se la nostra è una caccia di movimento, a ogni piccola sosta di osservazione potremo appoggiare direttamente l’ottica o le mani sull’asta, ottenendo un’ottima stabilità e capacità di cogliere tutti i particolari. Questo utilizzo del bastone si può fare sia stando in piedi sia seduti e ovviamente è ancor più apprezzabile quando si impiegano binocoli ad alto ingrandimento. Più difficile, visti gli elevati ingrandimenti, appoggiarsi al bastone osservando dal “lungo”. Per ottenere qualche risultato il telescopio va usato ai minimi ingrandimenti e il bastone deve essere ben piantato nel terreno.

Si può tirare dal bastone anche stando seduti, conseguendo quindi la posizione più statica ed efficace di tutte: i due gomiti sono appoggiati alle cosce e il bastone fa da terzo punto di appoggio al centro

Nel tiro a palla la precisione è, potremmo dire, inversamente proporzionale allo sforzo muscolare impiegato per tenere in mira l’arma. Con sforzo muscolare quasi pari a zero (sul rest del poligono, una posizione statica) la precisione sarà massima. Quando invece tutta l’azione di puntamento è gestita dallo sforzo muscolare del tiratore (tiro a braccio, posizione dinamica) la precisione sarà minima. E poi ci sono tutte le varianti intermedie… con maggiore o minore necessità di sforzo muscolare e conseguenti effetti sull’esito del tiro. Quindi, prima di spendere due parole sull’uso del bastone nel tiro, facciamo una debita premessa: il tiro dal bastone (o da stick e similari) va inteso sempre come extrema ratio, ciò come scelta da fare in assenza di altre possibilità. Se è fisicamente possibile usare all’istante appoggi più soldi (un albero, un sasso, un’irregolarità del terreno) usateli. Il bastone si usa dunque nella caccia alla cerca nel bosco, dove il tiro è immediato, oppure in spazi aperti, pressoché pianeggianti, dove per ragioni contingenti non sia possibile sparare da terra e l’unica alternativa sarebbe sparare a braccio libero. Tirando dal bastone da caccia, il supporto che si ottiene varia in base alla posizione assunta e alla stabilità del bastone stesso. Un bastone semplicemente puntato al suolo (tipico della fucilata immediata nella cerca) ci aiuta solo sostenendo parte del peso dell’arma. Un bastone saldamente infisso nel terreno (o anche ben affondato in neve dura) ci offre invece una certa stabilità anche rispetto ai movimenti laterali. Se il cacciatore spara dal bastone stando in piedi, utilizzerà la meno statica, quindi la meno efficace, fra le combinazioni possibili. Se c’è tempo di mettersi in ginocchio la situazione già migliora, in quanto il nostro baricentro si abbassa di molto e il corpo gode di una superficie di appoggio ampia. Inoltre il ginocchio sollevato (o meglio la coscia) offre un secondo punto di supporto su cui è opportuno appoggiare il braccio forte. Infatti quello debole gode già del sostegno del bastone e andrebbe tenuto rilassato, lasciando lo sforzo muscolare solo alla mano che ancora l’arma. Infine, si può tirare dal bastone stando seduti, conseguendo quindi la posizione più statica ed efficace di tutte: i due gomiti sono appoggiati alle cosce e il bastone fa da terzo punto di appoggio al centro. Va detto però che se si ha il tempo di mettersi seduti forse c’era anche il tempo di trovare un appoggio ancora migliore… sfruttando il terreno: la capacità di fare queste valutazioni “in tempo reale” è una valida misura dell’esperienza e competenza di ogni cacciatore. L’aggiustamento della mira si opera facendo scorrere la mano sul bastone o cambiando leggermente l’inclinazione. Le fucilate dal bastone non sono semplicissime da eseguire.

La discesa è sempe molto impegnativa, contrariamente a quanto non si creda: il bastone diventa una “terza gamba” insispensabile

È quindi opportuno che chi intende sfruttarle a caccia si alleni con una certa costanza, sia in bianco, provando e riprovando le posizioni, sia possibilmente anche a fuoco. È chiaro che le distanze di tiro ipotizzabili, pur variando in base alle posizione e all’abilità di chi spara, sono comunque brevi. La tecnica è un po’ difficile, il tempo poco, l’emozione forte… quindi il rischio di ferimenti è alto. Il tema del tiro da bastone merita per la verità maggiore approfondimento, vedremo quindi di parlarne più dettagliatamente in futuro.

Su terreni facili, dove l’ausilio del bastone nella camminata è praticamente superfluo, tutte le sue funzioni si focalizzano sull’appoggio nel tiro. Da questi diversi contesti e da queste esigenze nascono altri tipi di “bastone”, come gli stick a tre gambe di scuola africana o centroeuropea. Tradizionalmente sono composti da tre asticelle di legno (a volte di bamboo) relativamente fini legate quasi alla sommità anche, banalmente, da un solido elastico di camera d’aria. Una volta aperti dall’accompagnatore o dal professional hunter (un gesto “topico” di certe cacce) offrono al tiratore un appoggio abbastanza solido ad altezza di spalla da cui sparare stando in piedi, ovviamente a distanze limitate. Questo genere di bastone da tiro si trova anche in versione bipiede, ovviamente più leggero, ma al contempo meno stabile. Di treppiedi o bipiedi di questo genere ne vengono realizzati anche di molto più corti, utilizzabili nel tiro da seduti o sdraiati, resta da verificare però se a questo punto non convenga decisamente orientarsi sul bipiede integrato all’arma… Sono stati sviluppati anche attrezzi più complessi, spesso composti da ben quattro asticelle, che si possono aprire “a fisarmonica” offrendo due punti di appoggio all’arma (e due punti di appoggio sul terreno). Premettendo che è da verificare se alla fine non fornisca un appoggio più stabile un normale stick a treppiede… entriamo in un grado di complessità elevato, che si rifletterà poi sull’impiego pratico. In sostanza, sono abbastanza complicati e lenti da usare. Infine, per considerare tutto, anche i bastoncini telescopici da trekking sono fantastici e molto efficaci (fanno partecipare le braccia allo sforzo di marcia) quando si cammina, pure in piano. Ottimi quando si fanno escursioni o se si esce per fare censimenti, da escludere in partenza a caccia. Infatti, la discriminante sta nella presenza del fucile: per gestirlo e controllarlo serve una mano libera e questo esclude l’uso di due bastoni. Va detto che è relativamente diffuso pure l’utilizzo nel tiro del treppiede professionale per ottica di osservazione, opportunamente modificato e protetto nella testa. Anche questa è un’opzione praticabile in terreni agevoli, dove non è necessario camminare molto, altrimenti il peso e l’ingombro di un buon treppiede fotografico (unito all’arma e al resto dell’attrezzatura che dobbiamo comunque portare) diventano impegnativi da gestire. Chi caccia in montagna, per esempio, questo lo capisce facilmente.

La discesa è sempe molto impegnativa, contrariamente a quanto non si creda: il bastone diventa una “terza gamba” insispensabile

Tutti i bastoni – monopiede, bipiede o treppiede che siano – nascono in legno, ma sono da tempi sviluppati anche in metallo e plastica o addirittura in fibra di carbonio. Chiaramente questi materiali offrono, rispetto al legno, vantaggi in termini di peso, flessibilità e resistenza agli agenti atmosferici. L’importante è che mantengano la solidità e la rigidezza necessarie a fornire un appoggio adeguato. Siamo, come detto, nell’ambito di “bastoni” che non hanno funzioni nel supporto alla nostra camminata (funzione per cui la maggior parte dei modelli “sintetici” sarebbe inadeguata) ma solo nel tiro. Quindi dei prodotti leggeri, spesso telescopici (di conseguenza poco ingombranti), possono funzionare bene. In definitiva, per avere un appoggio portatile ancora più solido non resterebbe che pensare a un bipiede da tiro integrato alla carabina. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

(testo e foto di Ettore Zanon)

L’articolo è stato  pubblicato sul n°12 di Cacciare a Palla 2013.

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